Come Roma mi ha aperto la Russia e me stessa

Dello studio e della scienza universitaria in Italia racconta la dottoranda della facoltà di medicina dell'Università di Roma Tor Vergata Anastasiya Kuznetsova
Roma nella mente di tante persone è strettamente collegata col ricco patrimonio culturale. Qui come in tutta l'Italia le facoltà di lettere di filosofia sono molto rinomate. Tra gli italiani famosi raramente sono menzionati Camillo Golgi, Carlo Matteucci o Alessandro Volta.
Perché proprio l'Italia?
Università Tor Vergata
Questa domanda la sento spesso sia dagli italiani che dai russi. E' vero che tra i paesi per lo scambio scientifico siano più spesso nominati quelli del Nord Europa insieme a Olanda e Germania. L'Italia è un ospite raro tra loro e nella mia opinione ingiustamente. Gli italiani sono molto preparati nell'ambito scientifico e se voi sceglierete questo Paese per il perseguimento del dottorato o del postdoc, non lo rimpiangerete.
Siate pronti a lavorare! Per entrare nel dottorato qui c'è bisogno di superare alcuni esami o una skype-interview per far vedere ai professori che siete preparati sul soggetto dello studio e avete una grande motivazione. La maggior parte delle Università richiede la presentazione del background delle pubblicazioni e una buona manualità nelle pratiche del laboratorio. Io ho fatto una serie di skype-interview prima di riuscire a cominciare il dottorato a Tor Vergata. Io ho scelto il Phd-program proprio a Tor Vergata perchè era più vicino all'argomento della mia tesi di laurea, l'arteriosclerosi e i disturbi metabolici. Adesso io continuo a studiare i problemi del metabolismo del glucosio.
Il dottorato in Russia vs il dottorato in Italia
Il processo scientifico nei diversi laboratori del mondo è sostanzialmente lo stesso: si propone l'ipotesi e dopo una serie di sperimenti si ottengono i risultati che poi sono elaborati nell'articolo o nella tesi. Il mio laboratorio non fa eccezione anche se lo studio ha delle particolarità.
Nel XXI secolo la scienza non è più il prodotto di un paese solo. Quasi tutti i laboratori sono composti da persone di tutte le cittadinanze e c'è un processo di scambio internazionale continuo. La scienza nel nostro tempo si può definire come un altro strumento della diplomazia sociale e del dialogo tra le culture.
Da quello che mi è stato raccontato dai miei amici che fanno il dottorato in Russia posso dire che da loro il processo di studio è più classico, oltre ai corsi obbligatori ci sono esami di filosofia e di lingua straniera. Nel dottorato in Italia c'è tanta pratica e i seminari sono sistemati per blocchi tematici durante qualche congresso oppure si tengono lezioni di scienziati esterni stranieri. Io sono già stata due volte a lezioni di scienziati russi. Tor Vergata ha stretto buoni rapporti con tanti centri e enti medici russi. Durante lo studio all'Università Statale di Novosibirsk ho partecipato a un congresso dove faceva lezione un neurochirurgo dal Policlinico Tor Vergata.
Nei primi mesi dello studio per il dottorato c'erano tante informazioni nuove da assimilare perché anche conoscendo le metodiche del laboratorio ci sono comunque dei dettagli del lavoro in ogni laboratorio – possono essere reattivi oppure apparecchi diversi.
Alla fine del dottorato dovrò, cosi come i miei colleghi in Russia, scrivere la tesi e potrò scegliere tra la lingua russa e quella italiana. I primi tempi erano difficili con la lingua italiana nonostante avessi già il certificato CILS B2. E' facile parlare con un libro ma quando ti immergi con la testa nell'ambito linguistico straniero, ti viene una specie di shock. La conoscenza della lingua inglese è importante ma tanti corsi e seminari si svolgono in italiano e anche i miei colleghi non parlano altre lingue.
Purtroppo nel dottorato qui ho avuto difficoltà ad avere rapporti professionali e umani con più colleghi: ogni giorno io ho la possibilità di parlare solo con 5-8 persone che lavorano nel mio stesso laboratorio. Adesso io sono l'unica dottoranda straniera in tutto il departimento. Io sento la solitudine e mi manca la comunicazione con gli altri come mi ero abituata all'Università in Russia.
Della vita a Roma
L'esperienza della vita all'estero mi ha dato molto di più a livello personale. Quando ero appena arrivata, quasi ogni domanda mi creava delle difficoltà – dall'affitto all'acquisto del telefono. Ogni giorno sentivo la tensione dello shock culturale ma sei mesi dopo io ho capito che posso tranquillamente risolvere tanti problemi quotidiani senza andare nel panico.
Roma mi ha aiutato a vedere la mia patria in un modo nuovo. Qui io ho sentito nel senso letterale la famosa citazione di Gogol:
«...io posso scrivere della Russia solo stando a Roma, solo da lì essa mi si erge dinanzi in tutta la sua interezza, in tutta la sua vastità"
Nikolaj Gogol
Vado spesso al Centro della Cultura Russa e partecipo agli eventi organizzati dai compatrioti. Mi sembra che non sia solo una questione di nostalgia ma anche il riconoscimento di me stessa come la portatrice della cultura russa che deve essere amata e custodita, soprattutto quando si trova circondata da persone straniere.

In Italia si notano tutti i posti che sono stati visitati dai famosi compatrioti russi, che fosse la trattoria dove piaceva pranzare a Gogol oppure l'albergo dove Turgenev scriveva i suoi romanzi. Per fortuna la Russia storicamente ha stretti legami con l'Italia. La famosa famiglia fiorentina Strozzi ormai è per metà russa perché la duchessa Irina si è sposata con il duca Girolamo Strozzi.

Così anche io a Roma ho incontrato il mio amore, un restauratore fiorentino. Adesso la cultura russa la godiamo insieme. L'anno scorso siamo stati a "Il revisore" nella versione di Kalyagin e poi al concerto di Denis Matsuev con l'orchestra sinfonica durante l'evento "le Stagioni Russe" a Roma.
Si può credere nel destino oppure dire che è tutto una serie di coincidenze. Io penso che sia il primo caso. Perciò sono molto grata all'Italia perchè mi ha aiutato ad incontrare il mio amore. Per Giovanni ho aperto la Russia e la nostra cultura e lui mi ha mostrato un nuovo lato dell'Italia, romantico, incantevole, il lato per quale tutti noi amiamo questo paese.
La nostra storia è cominciata con "Il revisore" di Gogol e finisce con "I promessi sposi" di Manzoni: non è una storia in cui tutti noi, sia russi che italiani, possiamo immedesimarci?